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All'origine della ricerca scientifica di Strampelli

Nel 1897, con un certo anticipo rispetto al resto dell'area umbro-laziale, nacque a Poggio Mirteto una Cattedra ambulante di agricoltura la quale, grazie anche al sostegno del ministro Fortis eletto nel collegio sabino, ottenne un sussidio di 3000 lire dal Ministero di agricoltura alle quali si aggiunse un finanziamento di 1000 lire proveniente dall'Amministrazione provinciale dell'Umbria, e 1200 lire da diverse amministrazioni comunali della bassa Sabina. Il primo presidente fu Vittorio Peglion, uomo di primo piano, destinato a diventare una delle più autorevoli figure dell'agricoltura italiana fino a ricoprire nel 1925 il ruolo di sottosegretario di stato al ministero dell'economia nazionale. La cattedra di Poggio Mirteto svolse un ruolo centrale nello sviluppo dell'agricoltura della bassa Sabina innestando, tra l'altro, tra la media proprietà contadina un significativo spirito cooperativistico di tipo liberale.
La funzionalità della cattedra di Poggio Mirteto sminuiva però l'immagine di Rieti, capoluogo del circondario, dove il progresso dell'agricoltura era rimasto affidato al locale comizio agrario, ormai ridotto ad associazione padronale .
Era quindi logico che i più illuminati proprietari del reatino spingessero Domenico Raccuini, deputato del collegio sabino, a chiedere al governo la concessione di una simile istituzione anche a Rieti.
Le motivazioni c' erano tutte, viste le tragiche condizioni economiche in cui versava la Sabina nella quale fin dal 1901 si era per altro avviato un processo di spopolamento soprattutto legato ad un trend emigratorio verso il Brasile.
Un fenomeno che si legava da un lato a delle condizioni di generali vita di carattere semifeudale, e dall'altro al percorso dell'acquisizione di fondi agricoli da parte di molti contadini in seguito alla vendita dei beni della manomorta degli anni ottanta, ed al loro progressivo indebitamento che comportò l'espropriazione da parte dello stato dei fondi acquistati, e la conseguente nascita di un vasto fenomeno di pauperismo che nella emigrazione transoceanica verso il Brasile -la Sabina in tal senso ebbe il più alto tasso del Paese - trovò l'unico illusorio percorso di soluzione.
Ed è proprio su tali condizioni che fece leva l'on. Raccuini alla Camera chiedendo da un lato l'estensione alla Sabina dei provvedimenti assunti dal governo in materia di credito agrario per il Lazio in base ad un disegno di legge presentato nel 1901 da Zanardelli , e successivamente ripreso da Guido Baccelli, e dall'altro qualsiasi altro provvedimento in grado di incidere sulle condizioni economiche.
Se egli falli sul terreno del credito agrario, anche a causa dell'esiguità del finaziamento globale di appena un milione, si ritenne ugualmente soddisfatto anche perché in sede di discussione della sua interpellanza il ministro Baccelli assunse un preciso impegno in merito alla nascita della cattedra ambulante di Rieti nei seguenti termini:

"Egli ha parlato di granicoltura; e gli rispondo che nessuno ignora l'importanza delle granaglie rietine. Ebbene noi faremo un istituto speciale, perché quell'importanza sia nota e di quelle pregiate semenze si diffonda l'uso, con vantaggio grande di tutta l'agricoltura nazionale. Questo sarà un istituto che con la cattedra ambulante di Poggio Mirteto, dirigerà i campi sperimentali, di cui in questi ultimi anni è stata dotata la Sabina,. E nella parsimonia del bilancio dell'agricoltura è certo che l'onorevole Raccuini sarà cosi discreto, da confessare che qualche cosa si è potuto fare per la sua regione."

In realtà quando venne discussa l'interpellanza parlamentare, la decisione del ministro Baccelli era già nota tanto che nel marzo dello stesso anno lo stesso Raccuini aveva comunicato al sindaco di Rieti che il governo era intenzionato a "...concedere, potrei dire ha concesso, una cattedre ambulante speciale per il miglioramento della coltura del frumento da semina con relativo deposito di macchine speciali per la granicoltura alla nostra Rieti".
Poi aggiungeva che era meglio non divulgare per ora la notizia "...per timore non abbiano a suscitarsi in altre città ed altrove appetiti per noi pericolosi ".
Un mese dopo fu lo stesso ministro Baccelli a comunicare al sindaco della città di aver concesso un finanziamento annuo alla cattedra di 7500 lire annue.
Baccelli specificò anche quale sarebbe stato lo scopo e i compiti dell'istituto reatino:

"La cattedra avrà per fine principale di diffondere mediante insegnamenti pratici, campi sperimentali e dimostrativi. la conoscenza dei mezzi più adatti a rendere meglio renumeratrice la granicoltura a questo fine la cattedra eseguirà anche indagini e studi relativi alla selezione dei grani, per accertarne la maggiore produttività e la resistenza alle malattie. Ne sarà trascurato quanto concerne le ricerche applicative sui concimi e sui terreni, mediante esperimenti da compiersi nei campi dimostrativi predetti.
La cattedra sarà affidata ad un Direttore con l'assegno annuo di Lire 3500, la cui nomina, subordinata all'approvazione del Ministero, avverrà per concorso fra i laureati in scienze agrarie da non meno di un triennio, i quali provino di aver passato questo periodo di tempo nell'insegnamento , o nello esercizio di industrie agrarie.
La nomina sarà fatta da una commissione composta da 5 membri, dei quali 3 nominati dal Governo, uno dal Comune e l'altro dal Comizio Agrario locale.
Alla cattedra presiederà un consiglio direttivo di 5 membri, dei quali due di nomina governativa, uno nominato dal Comune e uno dal Comizio Agrario, e del Direttore titolare della Cattedra, che funzionerà da segretario."

La nuova istituzione reatina non venne ben accolta dalla consorella di Poggio Mirteto la quale, proprio in quel periodo, stava programmando l'estensione della propria azione sull'intero circondario di Rieti.
C'era un obiettivo rischio di sovrapposizione di competenze e, non appena appresa la notizia, Angelo Orsolini Marescotti, allora presidente della cattedra di Poggio Mirteto, non mancò di presentare il problema attraverso una circolare a stampa nella quale, dopo aver ricordato l'attività svolta , ed in modo particolare i dieci campi dimostrativi aperti, cinque dei quali proprio nel mandamento di Rieti, sosteneva la necessità di rafforzare l'importanza del suo ente “…anziché diminuirla ponendogli a fianco un nuovo istituto, che anche per la sua omonimia , apparisce senz'altro un duplicato di quello esistente”.
In realtà nello statuto della cattedra di Poggio Mirteto non era prevista una competenza sul mandamento di Rieti, ma solo negli altri cinque del circondario, anche se proprio in quel periodo di crescita dell’istituto le velleità di acquisire una azione egemonica sull’ intero territorio diventavano sempre di più un dato di fatto.
Ma almeno sul piano delle competenze tematiche i timori di Angelo Orsolini Marescotti erano del tutto ingiustificati in quanto nei progetti della cattedra di Rieti non c’erano programmi competitivi con quelli della consorella di Poggio Mirteto.
L’istituto reatino avrebbe dovuto agire soprattutto sul terreno della granicoltura in correlazione al miglioramento del ben noto Rieti originario.
In realtà ciò che risultò poco gradito agli agrofili della bassa Sabina, fu il fatto che l’istituto reatino sarebbe stato totalmente a carico dello stato, che viceversa ad essi concedeva un semplice contributo finanziario costringendoli costantemente a fare i conti con un consorzio di comuni che non era sempre semplice coordinare.
A Rieti le aspettative per la nuova cattedra erano molte anche se c'era poca chiarezza sulle sue reali prospettive operative.
C'era chi vi vedeva una grossa opportunità per arrivare ad un reale sviluppo del Rieti originario, chi ne voleva fare un laboratorio sperimentale di livello nazionale, in ogni caso tutti concordavano su ciò che la cattedra non doveva essere, e cioè una struttura ”… per predicazioni girovaghe ai contadini.”
In un primo articolo “L'Avvenire della Sabina” collocò il possibile orizzonte di azione della cattedra unicamente nella valorizzazione del Rieti originario:

"E senza dubbio, la Cattedra ambulante di Rieti, curando la selezione del miglior grano da seme che si conosca, potrà risolvere in gran parte il problema propostosi dall'on. Ministro, poiché è provato che il grano da seme della valle reatina da un prodotto maggiore di quello fornito da altre sementi"

Non dissimile l'opinione di Oreste Narduzzi che sullo stesso giornale auspicava per la cattedra di Rieti un ruolo nazionale, collocandola in un contesto più ampio di interventi ministeriali a sostegno della granicoltura del Paese.
All' istituto reatino riservava il ruolo del "…miglioramento del grano da seme di Rieti ed avvisare a tutti qui mezzi che valgano a tutelarne l’onesto commercio"
Egli auspicava poi un coordinamento tra i produttori e la cattedra, al fine che ne possa "…scaturire una istituzione di garanzia commerciale", mentre il direttore doveva essere "…consigliere intimo e sincero degli agricoltori del contado".
Il Comizio agrario, al di là della soddisfazione per la riuscita dell'operazione, pose al comune il problema dei fondi necessari al funzionamento dell’istituto.
Il contributo ministeriale non sarebbe stato sufficiente a far svolgere alla cattedra una adeguata attività, e invitò il municipio a stanziare un contributo e a farsi promotore di un consorzio di comuni del circondario che avrebbero dovuto contribuire proporzionalmente ai benefici ottenuti dalla nuova istituzione.
Il Comizio agrario aveva certamente ragione, d'altra parte sia la struttura consorella di Poggio Mirteto, sia le altre cattedre italiane operavano proprio grazie al contributo dei comuni e delle banche, ma la sollecitazione inoltrata dal comune non ottenne neanche una risposta.
Un ruolo fondamentale nel determinare il livello operativo in cui far muovere la cattedra l'avrebbe svolto il suo direttore che sarebbe scaturito da un apposito concorso che il ministero autorizzò subito il comune di Rieti a bandire.
Il municipio di Rieti nominò contestualmente il rappresentante nella commissione del concorso per direttore della cattedra che fu il prof. Giuseppe Brucchietti, e quello in seno al futuro comitato direttivo che fu Giuseppe Palmegiani, e lo stesso fece il Comizio agrario che per entrambi i ruoli nominò il suo segretario Pietro Fallerini.
Il Ministero di agricoltura nominò quali rappresentati in seno al comitato direttivo dell’Istituto reatino il principe Ludovico Potenziani e il marchese Francesco Canali , due dei principali agrari della valle reatina, senza quindi collocare all'interno dell'Istituto un proprio rappresentante istituzionale, e ciò a testimoniare quanto fosse lontana la prospettiva sperimentale che assunse successivamente l’istituto di Rieti.
Al bando risposero inizialmente solo otto candidati, e il ministero decise di rinviare l'espletamento del concorso invitando il comune a riaprirne i termini.
Alla fine i partecipanti furono quattordici e, esaminati i titoli e le relazioni presentate, furono ammessi a sostenere la prova orale che consisteva in una ipotetica lezione pubblica, tre soli candidati: Nazareno Strampelli, Silvio Laureti e Alfonso Maria Leoni.
Il tema che la commissione scelse era ovviamente legato alla granicoltura: "Principali miglioramenti da introdursi nella coltivazione del frumento, tenendo conto dello stato attuale della agricoltura nell’Italia centrale."
Ai concorrenti, ai quali vennero date 5 ore per preparare la lezione, venne esplicitato che l' ipotetico auditorio doveva essere di "…agricoltori di mediocre istruzione", e questo a sottolineare la dimensione didattica che si intendeva imprimere all'istituto.
Alla fine risultò vincitore Nazareno Strampelli con la votazione di 27/30, mentre gli altri due concorrenti riportarono la votazione di 24/30.
Nacque cosi il rapporto tra Strampelli e Rieti che con la Sabina aveva già avuto un contatto l'anno precedente quando vinse il concorso per direttore della cattedra ambulante di Poggio Mirteto, incarico che però rifiutò in quanto nel frattempo era stato chiamato alla cattedra di agraria e estimo presso l'università di Reggio Calabria. 63
La pagina iniziale di questa vicenda è caratterizzata dalle profonde diversità di motivazione dei soggetti che ne furono artefici.
Da un lato Rieti che voleva la sua cattedra ambulante, dall’altro il Ministero di agricoltura che l’aveva concessa senza troppa convinzione, e sull’altro fronte Nazareno Strampelli che riuscì ad insediarsi nella valle reatina, la madre di quel frumento da cui mosse tutto il suo percorso di ricerca.
Nazareno Strampelli era nato a Crispiero di Castelraimondo il 29 maggio 1866.
Era proprio l'anno in cui l'abate Gregorio Mendel consegnava ad una memoria, che rimase ignorata per oltre un trentennio, le sue fondamentali leggi sulla trasmissione dei caratteri ereditari.
Strampelli segui quelle leggi senza conoscerle e, quando poi queste divennero note, gli confermarono la giustezza della strada che stava percorrendo, e che l'avrebbe condotto a scrivere una pagina fondamentale della storia della scienza agraria mondiale.
Dopo aver conseguito la maturità classica a Camerino, Strampelli frequentò la facoltà di agraria di Portici e di Pisa dove conseguì la laurea nel 1891.
Il suo curriculum universitario non fu in realtà pari al ruolo scienti-fico che ricoprì successivamente, pur se il suo voto di laurea fu di 130/130. Il 28 giugno 1887 sostenne il primo esame, botanica generale, con il prof. Arcangeli e il risultato non fu dei migli-ori, visto che riportò appena il voto di 18/30. A Portici in diversi esami non riuscì ad andare oltre a 7/10, e appena 6/10 fu il voto in geologia e mineralogia. Dove egli eccellette veramente fu in zoologia e entomologia (10 e lode), e tecnologia chimica agraria (10/10).
Nello stesso anno della laurea ricoprì il ruolo di assistente alla cattedra di chimica dell'università di Camerino, per passare poi nel 1895 a quella di fisica. Tra il 1893 e il 1894 diresse il laboratorio chimico delle miniere dell'Argentario, e negli stessi anni svolse numerose altre attività didattiche presso il ginnasio Varano di Camerino, la scuola normale e l'istituto tecnico della stessa città, tenendo lezioni di agraria anche ai soldati di leva.
L'impatto tra Nazareno Strampelli e l'ambiente reatino non fu dei più felici, al punto che, dopo le euforie iniziali , non pochi pensarono ad un fallimento dell'operazione e il giovane agronomo marchigiano sembrava destinato a seguire le sorti dei molti tecnici chiamati in passato dal comizio agrario per progettare un lancio su vasta scala del grano da seme Rieti originario, ma che poi, per la scarsità di mezzi che venivano loro messi a disposizione, declinavano il loro impegno.
Un rapporto inizialmente difficile quello tra Strampelli e Rieti, tanto che in più di una occasione egli pensò di abbandonare l'incarico per tornare ai suoi studi all'università di Camerino, o all'istituto tecnico di Reggio Calabria.
Per circa un anno la sede di questo istituto, destinato a rivoluzionare la granicoltura italiana e in qualche modo quella mondiale, rimase relegata in una stanza d'albergo.
Sul retro del fondo di un sedia, da noi recentemente rintracciata, Strampelli più tardi scrisse ironicamente: "Questo è quanto io ebbi a mia disposizione dall'ottobre 1903 all'aprile 1904 come materiale d'impianto e di funzionamento della Cattedra Sperimentale di Granicoltura"
Soltanto nel 1904 una prima sede fu reperita presso il palazzo della Cassa di risparmio in via Garibaldi che concesse in affitto sei vani dei locali del palazzo, e una parte del cortile al quale si accedeva da vicolo Chiavelloni ma si trattò di una soluzione che si rivelò ben presto inadatta e insufficiente.
Lo lamentava lo stesso Strampelli in una lettera del 26 novembre 1907 nella quale denunciava al sindaco le difficoltà logistiche derivanti dall'ubicazione dei locali collocati in parte al piano terra del palazzo, ed in parte nell'ex casa Crispolti, in modo che "...per passare dagli uni agli altri , è necessario uscire in strada e percorrere il vicolo Chiavelloni".
Inoltre, proseguiva Strampelli, "...detti ambienti, e specialmente quelli della casa Crispolti, hanno un accesso impossibile per ragioni igieniche e di decoro, e il piano terra della Cassa di Risparmio presenta impossibilità di collocamento di stufe e di altri caloriferi indispensabili per il riscaldamento nella stagione invernale "
C'era la necessita di nuovo spazio per contenere i campioni delle diverse varietà, forme patologiche eteratologiche del frumento, e di altri cereali studiati, cosi come si imponevano nuovi e adeguati spazi per istallare i laboratori di microscopia, microfotografia e batteriologia, problemi che furono solo parzialmente risolti con gli adiacenti locali dell’ex agenzia delle imposte.
Strampelli pensava di fatto ad una sede alternativa che aveva individuato nella palazzina del marchese Francesco Canali in via Garibaldi .
L’operazione andò in porto, ma anche in questo caso con notevoli problemi soprattutto per l’evoluzione dell’attività dell’istituto che necessitava di sempre maggiori spazi per i laboratori e le attrezzature.
Cosi nel 1907, quindi nel periodo in cui la cattedra ambulante di granicoltura stava per essere trasformata in Regia stazione sperimentale, Strampelli presentò ancora una volta al sindaco le difficoltà strutturali dell’istituto, sottolineando come, "…oltre agli ambienti attualmente destinati agli uffici ed al laboratorio chimico occorrono altre stanze da destinarsi a laboratori di microscopia , microfotografia e batteriologia, nonché altre stanze da servire per le collezioni, varietà e specie diverse, e forme patologiche e teratologiche del frumento ed altri cereali per conservazione e studio di selezione dei prodotti delle numerose ibridazioni , ecc." 67
La crescita delle esigenze dell’istituto non andava di pari passo con la disponibilità del comune di Rieti, ne tantomeno con la proprietà dell’edificio che nel 1915 fece addirittura pervenire a Strampelli una ingiunzione di sfratto.
L’esigenza di una nuova sede si faceva avvertire con sempre maggiore insistenza, e la questione venne più volte posta al Ministero di agricoltura.
Emilio Maraini già due anni prima aveva annunciato al sindaco di Rieti che il Ministero di agricoltura era orientato a costruire una apposita sede per l’istituto reatino,69 ma solo nel 1925 questo potette essere adeguatamente ospitato nello stabile appositamente costruito a Campo Moro dove ebbe sede fino alla sua soppressione.
Nel frattempo, sempre per volontà di Nazareno Strampelli, con il decreto luogotenenziale dell'otto giugno 1919, era stato fondato l'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura con sede a Roma che, dopo essere stato ospitato prima nei locali del Ministero di agricoltura, poi in quelli dell'Istituto
sperimentale zootecnico, ed infine in uno stabile a Porta Pia, potette anch'esso beneficiare di una adeguata sede appositamente costruita sulla via Cassia. in base al progetto del ing. conte Stefano Gentiloni Silvery, e inaugurata nel 1930.


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